Il sovescio è una pratica agronomica che consiste nella semina di una coltura erbacea con essenze in purezza o consociate, destinata ad essere totalmente interrata o trinciata. Ha funzione di fertilizzante della coltura che la succede o dell’impianto arboreo all’interno del quale è stata seminata. I vantaggi di questa pratica, infatti, sono legati principalmente al mantenimento della fertilità dei suoli agrari ed alla riduzione dell’utilizzo di concimi minerali, grazie all’apporto di sostanza organica e di elementi nutritivi contenuti nella coltura sovesciata.
Inoltre, in una coltura da sovescio lo sviluppo dell’apparato radicale e l’interramento della biomassa vegetale apportano una grande quantità di sostanza organica al suolo, migliorandone nel breve periodo la struttura e le proprietà chimiche e biologiche, soprattutto se questa pratica viene ripetuta per più anni con materiale vegetale molto sviluppato.
Nelle rotazioni annuali, inoltre, i sovesci autunno-vernini hanno una funzione ambientale poiché queste coltivazioni, chiamate “colture di copertura” coprono il suolo tra la coltura principale e quella successiva trattenendo gli elementi nutritivi, in particolare l’azoto, negli strati di terreno esplorati dalle radici delle piante. In questo modo è possibile ridurre la quantità di nitrati trasportata in profondità dalle acque piovane.
Per di più, il ricorso alle colture di copertura riduce il fenomeno del ruscellamento superficiale delle acque piovane, attenuando l’erosione dei suoli e la dispersione di elementi nutritivi, in particolare di fosforo, nelle acque superficiali. Il sovescio ha come aspetto negativo quello di dover entrare in campo con una lavorazione meccanica e non è adatto a tutti i tipi di campo. È consigliabile appena interrata la coltura sovesciata applicare una rotazione molto ravvicinata per evitare lisciviazione di nitrati in falda. Una corretta applicazione del sovescio implica anche lavorazioni non profonde per non perdere i vantaggi dell’azoto fissazione ed evitare danni ambientali.