Semina e successivo interramento o trinciatura di una coltura appartenente alla famiglia delle brassicacee, solitamente rafano o senape, utilizzata in particolare in caso di nematodi nel suolo, ma più in generale per una disinfezione dell’ambiente tellurico. Le sostanze biocide liberate da una brassicacea sovesciata sono estremamente volatili e dotate di un’emivita piuttosto breve, ciò si traduce nel fatto che non si verificano fenomeni di deriva o di bioaccumulo. Inoltre l’effetto biocida della pianta non pregiudica in alcun modo l’azione propria del sovescio, ovvero quella di proteggere il suolo con una copertura vegetale tra una coltura principale e la successiva e quella di apportare sostanza organica. Infine l’azione risulta essere piuttosto immediata perciò capace di agire sommariamente sulle popolazioni più consistenti di comunità telluriche senza creare un vuoto biologico. Si ottiene quindi una sorta di epurazione a partire dalla quale sarà possibile una ripopolazione più equilibrata da parte degli organismi superstiti. L’azione più armonica è quella che si ottiene attraverso le miscele di essenze, soprattutto in caso di inerbimenti temporanei o permanenti di colture pluriennali.